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Anatema. Il tempo è contratto nella mano di un Dio, chiamato NOIA. È l’aspetto sempre uguale del quieto vivere che serra un cumulo di case in macerie di esistenze. Ma i paesi hanno una biodiversità alterata. Bambini irriverenti, a tratti distratti dal volo delle rondini, sorridono beffardi alla ripetizione di una banalità chiamata QUOTIDIANO.

E così come chi rimette a noi in nostri debiti, gli abitanti si rifiutano spesso d’esser debitori di un tempo che scorre senza uguali.

È mezzanotte. Il paese dorme. Una piazza silenziosa, la luna tonda e grassa poggiata su un campanile che per Lei, signora della notte, è labile certezza. Le lancette si uniscono l’una sopra l’altra, sono stanche del lavoro giornaliero. Si accarezzano lascive, consapevoli che l’amore più di un minuto non è in grado di durare.

È mezzanotte ed un minuto. L’Aquila scende dal suo angusto piedistallo. Scevra di ogni post-bellica retorica preferisce andare a farsi un goccio in quel bar, quello all’angolo. Ringrazia gli arcangeli, soprattutto San Michele, d’averle almeno concesso il piacere di annegare il suo riflesso, in un goccetto. E vai con i giri di tequila che le annebbiano la vista oltre che il ragionamento “Segna caro un’altra corsa , io non ho tempo per pagare. Fammi credito, tanto poi a saldare il debito ci pensa la prossima amministrazione comunale”.

E così mentre aquile spiumate alzano il gomito ogni notte, i lampioni se ne stanno sull’attenti ad illuminare un corso che non conosce l’età esatta delle rughe che gli scavano il pio volto.

Anche i gatti a quest’ora della notte non concepiscono il riposo. Se ne stanno con la coda smossa avanti e indietro, su i gradini della Chiesa, preoccupati che l’Alba non spunti prima del previsto. E gli spiriti sonnambuli non han voglia di dormire. Dissidenti e non amati se ne stanno a passeggiare, elaborando cosa si possa poi inventare per abolir la parola sopravvivenza e dar del tu alla vita.

Ma solo il tempo è eterno, l’esistenza è fatta di momenti. Nell’istante in cui il crepuscolo conosce l’ostilità dei marciapiedi di cemento, il paese si risveglia. Le lancette si sono separate. Dei gatti sognatori neanche l’ombra.

L’Aquila è tornata sopra il piedistallo. “ Oh Ntoni ma che è sta puzza?”. “Rocco mi pare tequila”. Si girano. L’Aquila strizza l’occhio. Oggi, come ieri è un altro giorno.

Ogni cosa può sembrare sempre uguale ma se l’uomo impara a correre e poi a volare, potrebbe poi capire quanto tempo ha perso a camminare. 

M.R.

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