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Ho visto strade lasciate alla mercè della rassegnazione, inondate dalla fatiscenza che solo l’opulenza occidentale è in grado di realizzare. Strade piene d’immondizia nata dal Rifiuto collettivo di porre freno ad un consumo insano e qualunquista, spazzatura alla quale neanche i gatti si avvicinano curiosi. Ho visto vie piene di case su cui portoni Gorgoni irriverenti tengon lontani gli spiriti maligni, si sa la gente parla e il “piccio” delle volte un po’ lo butta.

Case smembrate dalla frenesia di dimostrare che “chiunque” può permettersi una villa, lo status quo si deve rimarcare: “Io valgo perché ho, di quel che sono non ha senso neanche dubitare”. Buttiamo giù tutto quanto, la pietra è obsoleta, il cemento? Un ragguardevole investimento, abusivismo peccatore tanto si può sempre condonare. Ho visto un passato schiacciato dal prezzo che si paga ad essere solo vivi nel ricordo, una piccola vallata di modeste abitazioni ad effetto domino, crolla la casa di “Cola” e vengon giù tutte le altre. ATTENZIONE- REGRESSIONE: La coscienza più impudente ha visto fantasia d’aggregazione. La morale del comune pensatore si è fermata a ragionare. Incredulo il qualunquismo si arrende di fronte allo spettacolo imprevisto, nelle sere di un luglio, che non sembra figlio di una decisa estate, ci si arrende all’evidenza che la fantasia è potente quanto il veleno di un serpente. Uccide il conformismo. I gradini di una scalinata dimenticata dagli dei diventano platea parlante. “Ma cos’è tutto questo vociferare?”. Gli spettri residenti nelle case abbandonate si affacciano curiosi dalle balconate. Un carillon vivente propaga melodia, un clarinetto che Tartini amava troppo, tanto da affermare d’esser stato ispirato da un Diavolo della musica cultore, un pianoforte che gioca con l’ombra di un albero possente, l’applauso sentito della gente. La visone poi si allarga, il reale arma più non è della crudele paranoia, la piccola falange fatta di bambini sorridenti, ruba l’eternità al tempo malandrino. “Zitti tutti, parla un burattino”. Colpi di scena, metafore cangianti e simpatici lestofanti, sogno di una notte di mezza estate. Gli scheletri di vita lasciamoli a William Shakespeare, la metafora più azzeccata è quella proposta da un Burattinaio irriverente, la vita è un gioco serio e chi dice che niente può cambiare, non gli credete, MENTE.

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